Giuseppe Orsenigo: La vita che vorrei

Mostra personale a cura di Virgilio Patarini

 

Le Alchimie del sogno
Giuseppe Orsenigo è un maturo artista di grande esperienza tecnica e pittorica le cui opere, surreali ed espressive, ci invitano ad entrare in un suggestivo ed articolato mondo immaginifico che si pone in quella terra di confine tra sogno e realtà.
Sebbene la data della sua prima mostra sia relativamente recente, le origini della sua ricerca artistica risalgono agli anni 60’ seguendo da allora lunghi anni di segreto lavoro segnato da profonda dedizione e da grande fermento creativo.
Impegnato con successo nel settore del design e nella progettazione di elementi d’arredo, Giuseppe Orsenigo ha scelto di operare la sua ricerca artistica parallelamente al suo lavoro, cercando attraverso di essa di leggersi e di misurarsi con sé stesso e con il suo vissuto prendendo necessariamente le distanze da tutto ciò che poteva distrarlo da questa sua determinazione, confrontandosi in una battaglia che sapeva non avrebbe potuto combattere alla luce, ma solamente immergendosi ed esplorando, in questo suo “lungo viaggio lontano dal mondo”, quei luoghi nascosti in cui si trovano le più profonde ragioni dell’uomo.
Ed è di questo viaggio che raccontano le opere di Orsenigo che, in modo simile ad un alchimista contemporaneo, sembra aver seguito la strada di quella via della ricerca ermetica ed alchemica espressa nell’acrostico “VITRIOL”, ovvero “Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem” che esorta alla conoscenza di sé attraverso “l’esplorazione del proprio io più profondo, passando attraverso gli stadi della comprensione dei propri limiti e delle proprie facoltà in relazione al proprio vissuto ed al mondo che lo circonda, così da scoprire in sé quella “pietra occulta” o “pietra filosofale” simbolo della consapevolezza della vera natura del proprio essere e sentire. 
Un viaggio nell’inconscio quindi, costellato di desideri e speranze, di esperienze di vita e di realtà solamente sognate, di riflessi di mondo e di echi di ciò che vi si trova oltre; un viaggio ricco di battaglie, spesso aspre e difficili, combattute tra ciò che è “in sé” e ciò che è “altro da sé”. Un viaggio al quale Orsenigo, con la suggestiva elaborazione delle sue opere, ci chiama a partecipare, giocando a riconoscere ciò che di esse ci coinvolge e ci definisce, ponendoci di fronte ai nostri stessi desideri ed alla misura dei nostri sogni.
Da abilissimo artigiano, da “maestro del fare e del comporre”, ha attinto dai molteplici strumenti tecnici e pittorici in suo possesso per raccontarsi e raccontare questo suo viaggio attraverso i luoghi dei sogni e dell’inconscio, in una suggestiva danza tra figura ed astrazione, tra materia e pittura, tra disegno e oggetto, tra profondità pittorica e volume reale. Le sue opere infatti si esprimono per mezzo di una multiforme varietà di materiali e di tecniche sovrapposti che si contaminano, cancellandosi e ridefinendosi, contrapponendosi e mescolandosi, in un perpetuo moto di generazione e trasformazione, di occultamento e rivelazione. Dal legno al vetro, dal metallo alla pittura, dal collage alla tela, i materiali del sogno prendono forma invadendo ed eludendo lo spazio reale con le trasparenze del vetro e dei colori, con le estroflessioni delle lastre di metallo, con le incisioni delle superfici lignee e dei solchi nella pittura. Composizioni che, sebbene frutto di violenti contrasti tra ragione e sentimento, ritrovano armonia ed eleganza nel proporsi e disporsi nella loro forma compiuta, rivelando al di là del conflitto interiore che le ha generate, una profonda e viva speranza, testimonianza della bellezza che si cela in chi, incurante di ciò che potrà incontrarvi, ha percorso queste difficili vie alla ricerca di sé. Così come recita la frase riportata da un anonimo su un’edizione del trattato alchemico Currus Triumphalis Antimonii: “Chi sa non può, chi vuol non ha, e chi né vuol né sa, tutt’ha e può” con accanto la nota "Vero proverbio per chi non è chimico sofista ma vero".

Davide Corsetti